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Biography

Questa volta cominciamo dagli esecutori, il Trio italo-americano-canadese Latitude 41, fondato nel 2009 dal violoncellista Luigi Piovano. Attivo prevalentemente in Canada e negli USA, Il Trio deve il suo curioso nome a due siti geografici ben precisi e significativi per la sua storia: la latitudine 41 è al contempo quella del luogo della prima esibizione, nel Rhode Island, ma anche quella di Roma, la città di Piovano

Svelato questo piccolo arcano, veniamo all’autore, Camille Saint-Saëns, famoso oggi (ma non troppo...) per i suoi lavori orchestrali, primo fra tutti il popolare Carnevale degli animali, mentre la produzione cameristica, molto apprezzata dai contemporanei, non sembra godere oggi di uguale popolarità.

In questo ambito vanno annoverati i due Trii No 1 op. 18 e No 2 op. 92, composti a trent’anni di distanza l’uno dall’altro (1864 e 1892) e oggetto della presente, ottima registrazione.

Latitudine 41 affronta con piglio deciso e misurato a un tempo la partitura che si rileva ricca di spunti interessanti, di assoluta qualità. Si tratta di un disco un po’ a sorpresa, che si è rivelato superiore alle aspettative, sia per la partitura che per l’esecuzione. 

Da raccomandare caldamente.

Angelo Formenti, Cd Classico

Il francese Camille Saint-Saëns (1835-1921) è stato uno degli autori più rappresentativi dell’Ottocento europeo.

Pianista e compositore precoce, tenne il primo concerto ufficiale a Parigi, nella Salle Pleyel, quando aveva 10 anni.

Fu anche un apprezzatissimo organista e i suoi interessi si estesero, nel tempo, anche a campi extra-musicali quali letteratura ed astronomia.

Strenuo sostenitore, da giovane, dei compositori a lui contemporanei o di poco precedenti, giunto alla piena maturità si dovette confrontare con le nuove istanze musicali che, agli albori del Novecento, iniziavano a diffondersi in Europa.

Le reputò inaccettabili e fu fortemente polemico nei confronti dei giovani colleghi, per cui proseguì a comporre alla sua maniera, ormai anacronistica e, in quanto tale, poco apprezzata sia dalle nuove generazioni di autori, sia dal pubblico francese del periodo.

Saint-Saëns affrontò praticamente tutti i generi, anche se deve la sua attuale notorietà essenzialmente a un paio di brani, Il carnevale degli animali e la Danza Macabra.
In ambito cameristico, la sua produzione comprende una quarantina di composizioni, in gran parte poco note, fra le quali si annoverano i due trii con pianoforte, scritti a distanza di circa 30 anni l’uno dall’altro.

Il primo, in fa maggiore, op. 18, dedicato all’amico di famiglia Alfred Lamarche, risale al 1864 ed esordì l’anno successivo, nella già citata Salle Pleyel, eseguito da un trio formato dallo stesso autore al pianoforte, Pablo de Sarasate al violino, mentre il nome del violoncellista non ci è pervenuto.
Pieno di spunti piacevoli, fu creato durante un viaggio attraverso i Pirenei e l’Alvernia, in un periodo particolarmente sereno e ricco di soddisfazioni per il compositore.
Riguardo al Trio in mi minore, op. 92 (1892), ebbe come dedicataria Anna Hoskier, una delle allieve più dotate di Saint-Saëns, nonché figlia dell’amico banchiere Émile, divenuta in seguito viscontessa de Guitaut.

La “prima” ebbe luogo alla parigina Salle Erard nel 1893, dove il brano venne interpretato da Isidor Philipp (pianoforte), Henri Berthelier (violinista) e Jules Loëb (violoncello).
Si tratta di un lavoro molto complesso, caratterizzato da notevole tensione romantica, sovente accostabile al Brahms nostalgico della maturità, pur se non mancano riferimenti ad altri grandi autori del passato un po’ più remoto.

Le due composizioni sono state recentemente incise dalla casa discografica transalpina Eloquentia, affidando l’esecuzione al Trio Latitude 41 (il cui nome origina dalla latitudine di Rhode Island, luogo dell’esordio ufficiale del trio), formato da Bernadene Blaha (pianoforte), Livia Sohn (violino) e Luigi Piovano (violoncello).

La compagine evidenzia un perfetto affiatamento, abbinato ad una estrema raffinatezza e riesce, inoltre, ad esprimere la levità e la serenità che contraddistingue il Trio n. 1, così come risulta abile ad evitare, interpretando l’op. 92, un romanticismo esasperato e fine a se stesso.
Siamo perciò di fronte ad un’incisione di assoluto valore, che conferma la bravura di un ensemble che, dopo il cd di esordio con la casa discografica Eloquentia, rivolto al celeberrimo Trio op. 100 di Schubert, ha voluto rendere omaggio ad un altro grandissimo compositore, Camille Saint-Saëns, proponendo due suoi capolavori di raro ascolto.

Critica Classica

Raffinatezza, incanto e profonda sintonia. Il Trio Latitude 41, costituito dalla violinista Livia Sohn, dal violoncellista Luigi Piovano e dalla pianista Bernadene Blaha, ha dato vita, come ampiamente prevedibile, ad un meraviglioso concerto di alto livello tecnico che ha letteralmente estasiato la platea del Teatro Argentina di Roma.

La stagione dell'Accademia Filarmonica Romana si conferma, senza alcun dubbio, molto ricca e piena di appuntamenti imperdibili, sia per gli abbonati che per semplici melomani. Avere la possibilità di ascoltare meravigliosi pezzi del repertorio cameristico all'interno del teatro più storico e prestigioso di Roma è, difatti, un'occasione da prendere al volo. Soprattutto, se l'esecuzione è affidata a tre ottimi protagonisti. Piovano, è superfluo quasi sottolinearlo, è il primo violoncello dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, un titolo che parla quasi da solo. Sohn e Blaha sono due virtuose del violino e della tastiera. Il risultato è un concerto straordinario.

Apre la serata il Trio per pianoforte n. 2 in mi bemolle maggiore op. 100 D 929 di Franz Schubert. Il pezzo, di dimensioni ampie e di grande respiro, è energico e drammatico. Nei quattro movimenti di cui è costituito, riesce ad esaltare, dapprima, la profondità del suono del violoncello, poi gli acuti del violino e, infine, la dolcezza del pianoforte.

La versione per violino, violoncello e pianoforte di My blues, creata nel 1982 da Lorenzo Ferrero, tra i migliori compositori italiani contemporanei, è il secondo pezzo della serata. L'atmosfera, ispirata alle melodie del blues, diventa nostalgica ed evocativa.

Il successivo Trio per pianoforte n. 2 in mi minore op. 92 di Camille Saint-Saens trasmette una sensualità inaudita. Costruito con impianto ad arco, con due movimenti veloci agli estremi, due brevi episodi intermedi e un centrale Andante con moto, il pezzo è lirico e concertante.

Lo Scherzo dal Trio per pianoforte n. 1 dello stesso Saint-Saens è il bis concesso dal Trio, richiamato a gran voce dal pubblico. Ne siamo certi, la serata non poteva concludersi in modo migliore.

Simone Di Tommaso, MP News
Il Trio “Latitude 41” (nome derivato dal fatto che i tre musicisti, pur abitando in città diverse, hanno scoperto di appartenere tutti alla stessa latitudine, la 41 appunto), offre un magnifico servizio a questo capolavoro. Il suono della compagine è terso, dinamico, affilato, per nulla sovraccarico o retorico, riuscendo così a depurare la musica schubertiana da improprie ridondanze. I tre strumentisti ci fanno invece intravedere un Romanticismo allo stato nascente, ancora di là da essere. Sembra di sentire la musica scaturire e prendere corpo come attraverso una nebbiolina mattutina. Proprio come in certe sequenze di “Barry Lindon”.
Fabrizio Carpine, CD Classico